Mobili per Uomo

Alessandro Mendini

Lungo un periodo di circa dieci anni ho disegnato e realizzato una serie di nove figure in tessere di mosaico oro Bisazza. Le ho chiamate Mobili per Uomo. Poggiano tutte sopra delle basi parallelepipede di lamiera zincata grezza, con la funzione di contenitori. Questi mobili presentano nove elementi simbolici o descrittivi dell‘uomo contemporaneo: il suo stesso viso, un guanto, una elegante scarpa, una giacca da sera, una tazza da tè neoclassica, una lampada da comodino, una borsa da manager, un cappello Borsalino, una stella.

La loro caratteristica è quella di essere cose ingigantite. Non normali ma moltiplicate nella misura. Sono macro-oggetti. Sono oggetti fuori scala, rappresentano la scomposizione in parti di un uomo borghese, personaggio gigante trasformato in collage. Decostruzione e ricostruzione dell‘uomo contemporaneo in quanto monumento alla norma. Sequenza di frammenti del suo corpo, assunti a feticci, abiti e oggetti, evocativi di sensazioni e di stanze lontane. Dimensioni aberrate, un gioco alla ricerca di misure, di rapporti e di atteggiamenti non esistenti, svolto in una misteriosa aura dorata che si espande e si riflette sui pezzi isolati e solitari di un uomo divenuti il suo stesso simbolo.

Autocontemplazione e autodescrizione, omaggio anche alle macro-miniature pittoriche di Domenico Gnoli. Metafisica? L‘uomo è sotto analisi, una lente lo ingrandisce e lo pone freddo all‘evidenza: in quanto cosa e in quanto psiche. E mentre l‘oggetto si fa grande, la stanza che lo contiene si fa piccola, in una sequenza squilibrante di significati.

L‘equilibrio si è rotto, la giusta grandezza è perduta, subentra la vertigine, la dimensione è scomparsa, questi residui classici di un uomo mentale sono divenuti solo un gioco, un trompe-l’œil: il piccolo e il grande, l‘enorme e il suo opposto.

Alessandro Mendini