Se l’eroina vittoriana per eccellenza ideata da Lewis Carroll, Alice, cadesse nella tana di un Bianconiglio del XXI secolo, senza dubbio si troverebbe a suo agio alla Fondazione Bisazza, a Vicenza. Qui non abitano né la Regina di Cuori né il Cappellaio Matto, ma fanno bella mostra di sé una poltrona monumentale multicolore alta più di tre metri, un candelabro sfavillante color argento, di circa 850 chili, ricoperto di migliaia di tessere musive, e una meravigliosa, stravagante automobile rivestita di mosaico perfettamente funzionante. Alla fine della passeggiata potrebbe anche addormentarsi all’interno della RockChamber, l’installazione site-specific di Arik Levy le cui forme nere, lucide e spigolose, ricordano un meteorite scintillante.

“Credo che il fascino di questo luogo – spiega Rossella Bisazza – sia dovuto all’aspetto spettacolare e sovradimensionato delle opere esposte, e all’atmosfera vagamente irreale che le circonda”. Per i visitatori, la natura surreale dell’esperienza è certamente accentuata dall’ubicazione della Fondazione di fotografia e architettura, situata nel cuore di ciò che si potrebbe definire con generosità un’anonima zona industriale.

Non esattamente il luogo in cui ci si aspetta di trovare creazioni di architetti e designer famosi, come John Pawson, Richard Meier, Ettore Sottsass, Marcel Wanders e Jaime Hayon! Per aggiungere ulteriore fascino e mistero alla scoperta della collezione permanente, l’edificio che la accoglie è nascosto da un’alta siepe di bambù che ne svela l’esistenza solo quando la si è superata per accedere al giardino antistante, circondato da esemplari di arte topiaria perfettamente curati. “Quello che volevamo era proprio che i visitatori entrassero in un mondo diverso, più bello” sottolinea Piero Bisazza, presidente della Fondazione dedicata ad architettura e a mostre fotografiche.

Questo luogo, per oltre sessant’anni, ha rappresentato il mondo della famiglia Bisazza. Qui, infatti, nel 1956 Renato Bisazza fondò un’azienda per la produzione di mosaici, inizialmente destinati al rivestimento esterno degli edifici. Da allora le cose sono cambiate in modo significativo e oggi gli spazi che erano destinati alla produzione ospitano la Fondazione, a Vicenza. La trasformazione dell’edificio è opera di Carlo Dal Bianco, il cui mandato era quello di creare ambienti puliti e ordinati senza, però, cancellare le tracce del passato industriale. In risposta alle richieste, l’architetto ha conservato i pavimenti di cemento a vista, le tracce delle vecchie fornaci e ha trasformato le pareti in vetrate che inondano di luce naturale gli interni di altezza vertiginosa. Le undici sale attualmente si estendono su una superficie di circa 6000 mq, più altri 1500 dedicati alle esposizioni fotografiche e di architettura temporanee.

La Fondazione è un’iniziativa completamente privata e non profit e, più di qualsiasi altra cosa, rappresenta la passione della famiglia Bisazza per l’arte. La sua genesi si può far risalire al 1995, anno in cui fu affidato ad Alessandro Mendini il ruolo di primo direttore artistico dell’azienda. Durante i quattro anni dell’incarico, l’architetto, recentemente scomparso, ha rivoluzionato non solo l’azienda ma soprattutto il campo d’applicazione della tecnica musiva. “Con un quadratino di 2x2 cm si può coprire l’intera superficie del mondo”, ha affermato una volta. Mendini, non solo ha utilizzato le tessere musive nei suoi progetti architettonici, come le stazioni della metropolitana di Napoli, il Groninger Museum nei Paesi Bassi e i punti vendita di Swatch e Alessi, ma ha anche avviato le collaborazioni con altri designer, la cui creatività, ispirata da queste tessere minuscole, ha dato vita a mobili, oggetti e installazioni artistiche. “Lo scopo era uscire da quell’immagine ristretta, legata alla realizzazione di bagni e piscine”, ha dichiarato. Da allora questa è la linea adottata senza esitazioni da Bisazza. “La collaborazione con designer e architetti contemporanei è parte integrante della nostra azienda”, sottolinea Piero. “È un modo per dare ai nostri prodotti la giusta collocazione nel mondo contemporaneo”.

Molte opere esposte alla Fondazione, dedicata a fotografia e architettura, sono state inizialmente realizzate per un’altra destinazione. L’immenso cuore di Fabio Novembre, Love Over All, è stato progettato per il Salon du Meuble di Parigi del 2003; l’auto Ante-Lope di Marcel Wanders è stata presentata al 100% Design di Londra nel 2004; la Poltrona di Proust Monumentale di Mendini è stata ideata per una mostra sul design italiano ad Atene l’anno successivo. Altri pezzi, come i Bagnanti Intelligenti di Sandro Chia e Godot di Novembre, sono pezzi unici prodotti per i negozi monomarca Bisazza, rispettivamente di Milano e Berlino. L’idea della Fondazione è nata nel momento in cui è stato chiaro che il numero delle opere possedute dalla famiglia era sufficiente a costituire una collezione embrionale.

La Fondazione è stata inaugurata nel giugno 2012 a Vicenza con la presentazione della collezione permanente e una mostra temporanea dedicata all’architetto inglese John Pawson; l’anno successivo ha ospitato una completa retrospettiva del lavoro di Richard Meier, in occasione del cinquantesimo anniversario di attività dello studio dell’architetto americano. Entrambi i progettisti hanno realizzato installazioni site-specific: quella di Pawson è una stanza ovale, rivestita esternamente di tessere con tonalità che vanno dal bianco opale a diverse sfumature di grigio; quella di Meier invece è costituita da una serie di colonne bianche, inclinate rispetto al piano pavimentale, che invitano lo spettatore ad addentrarsi e aggirarsi al loro interno. Anche la composizione di Ettore Sottsass, Ritrovati Frammenti di Mosaico, è stata ideata espressamente per la sala, piccola e angolare, che la ospita e rappresenta uno degli ultimi progetti del maestro prima della sua scomparsa, avvenuta nel 2007.

Uno dei principali motivi di soddisfazione della Fondazione è la grande varietà delle opere in mostra. A due o tre dimensioni, diverse per scala e proporzioni, vanno dall’approccio minimalista di Pawson e Meier a creazioni dall’espressività più esuberante, come l’aereo Jet Set di Jaime Hayon e gli enormi oggetti Silverware di Studio Job. La maggior parte delle opere, ideate da architetti, artisti e designer, sono squisitamente bizzarre, ma si annoverano anche pezzi con una destinazione funzionale, seppur fuori dal comune. Per esempio, i Pebbles, i coffee tables di Marcel Wanders e By Side, il paravento di Patricia Urquiola. Per ogni collaboratore il mandato è sempre lo stesso. Carta bianca a una sola condizione: la creazione deve essere sempre rappresentativa dello stile caratteristico di ogni designer o architetto.

In questi ultimi anni la collezione è stata ampliata e l’allestimento modificato: nel 2016 si è aggiunto un murale a mosaico, lungo 24 metri, realizzato con un motivo iconico degli archivi della leggendaria casa di moda fiorentina Emilio Pucci; l’anno seguente è stato inaugurato uno spazio dedicato alla fotografia di architettura, il cui ingresso è progettato come un caveau dorato. Il tesoro che protegge include immagini di Julius Shulman, Hiroshi Sugimoto, Candida Höfer e Gabriele Basilico, ma anche uno scatto del 1901 di Eugène Atget che rappresenta una scala parigina. E si sta già progettando l’apertura di una nuova sala per ospitare un’installazione – al momento in deposito – creata nel 2008 da Andrée Putman, la designer francese scomparsa nel 2013, che presenta il motivo a scacchiera caratteristico delle sue creazioni.

“Siamo solo all’inizio del nostro viaggio”, sottolinea Piero. “La Fondazione ha offerto alla nostra attività una nuova prospettiva. Sarà il contributo della seconda generazione della famiglia”. “Nutre il nostro lavoro quotidiano”, aggiunge Rossella, “ci fornisce nuova energia e ci fa sognare”.

Ian Phillips

I numeri

12

specie arboree

1050 m

di siepi

4021 m2

di giardini

7500 m2

di spazio espostivo

15000000

di tessere di mosaico

Advisory board

Alexander von Vegesack

Presidente di Vitra Design Stiftung

Hervé Chandès

Direttore Generale della Fondation Cartier pour l’Art Contemporain

Guta Moura Guedes

Presidente di Experimenta Design

Stefano Casciani

Direttore / Editore di "Disegno: la nuova cultura industriale"

Comitato direttivo

Piero Bisazza

Presidente

Rossella Bisazza

Vicepresidente

Alessandro Bisazza

Consigliere

Roberta Bisazza

Consigliere

 

Jeanne Boyer

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