Dal 18 ottobre al 1° Dicembre 2024
"Chronostasis" mostra fotografica di AXEL HÜTTE
Per la prima volta esposte in Italia, le fotografie di Axel Hütte rendono omaggio alla bellezza dei siti archeologici greco romani.
Ci sono posti che ricordo ancora decenni dopo averli visitati. I siti archeologici in Asia Minore sono stati un'esperienza unica e indimenticabile. Grazie ai numerosi
permessi speciali, ho potuto scattare le foto ad Afrodisia, Sagalassos, Efeso, Ierapoli e altri ancora, la mattina presto e in tarda notte, accompagnato solo dalla mia squadra.Anni fa, ho visto le fotografie di Candida Höfer esposte all’interno di un’installazione sorprendente presso la Fondazione Bisazza. Ora, sono molto lieto di essere stato invitato dalla Fondazione Bisazza per una mia personale che presenta le fotografie delle metropoli dell'Impero Romano, attualmente diventate città in rovina o siti archeologici
Axel Hütte
ORARI MOSTRA "Chronostasis"
Dal 18 ottobre al 1°dicembre 2024
dal Mercoledì alla Domenica dalle 11.00 alle 18.00.
Ingresso gratuito su prenotazione
PRENOTA
SOLO INGRESSO
Axel Hütte, nato a Essen nel 1951, è uno dei fotografi tedeschi più influenti della sua generazione. Formatosi alla rinomata Scuola di Düsseldorf sotto la guida dei maestri Bernd e Hilla Becher, Hütte è celebre per i suoi paesaggi e le sue fotografie architettoniche che esplorano il rapporto tra spazio, luce e simmetria. Negli ultimi anni, ha dedicato particolare attenzione alla cattura della bellezza senza tempo dei siti archeologici, in particolare quelli di origine greco-romana in Asia Minore. Le sue fotografie di questi luoghi non solo documentano il loro significato storico, ma evocano anche un senso di meraviglia e riverenza, offrendo una riflessione profonda sull'eredità duratura di queste antiche civiltà. Le opere di Hütte, esposte in gallerie e musei di tutto il mondo, combinano un rigoroso approccio documentaristico con un'estetica che sfiora l'astrazione.
La mostra, curata da Filippo Maggia, è presentata con il patrocinio del Goethe-Institut Mailand.
ASCOLTA L'INTERVISTA al CURATORE
Axel Hütte in conversazione con il presidente della Fondazione Bisazza, PieroBisazza, e il curatore della mostra, Filippo Maggia.
Piero Bisazza - Può parlarci della genesi di quella che è stata definita dai critici d’arte la “Düsseldorf Photo Academy” e delle relazioni che ha avuto con Bernd Becher e gli
altri artisti?
Axel Hütte - Nel 1974 Bernd Becher divenne il primo professore di fotografia all’Accademia d’Arte di Düsseldorf. All’inizio eravamo 6 studenti, e dopo 3 anni eravamo in totale 9 o 10. Candida Höfer, Thomas Struth, Thomas Ruff, Jörg Sasse, Petra Wunderlich, Tata Ronkholz, Andreas Gursky ed io siamo stati i primi a studiare fotografia, un corso che poi è stato chiamato “Düsseldorfer Photoschule” o “Becher Klasse”. Potevamo lavorare anche nei fine settimana e fino a tardi la notte in un laboratorio fotografico in bianco e nero situato fuori dall’Accademia. La strategia più importante di Bernd Becher era quella di favorire il dialogo e la comunicazione tra gli studenti. Raramente era presente in classe, solo alla fine del
semestre, quando gli mostravamo il lavoro che avevamo svolto. Dopo di che, Bernd Becher ci invitava a pranzo in un ristorante. Tuttavia, potevamo chiamarlo in qualsiasi momento e andavamo a trovarlo nel suo studio, dove c’era anche la moglie Hilla Becher, anche lei fotografa. Si può dire che eravamo tutti amici intimi. Con Thomas Struth ho realizzato un progetto a Londra, ho aiutato Candida a lavorare con la fotocamera di grande formato all’inizio, e più tardi Andreas Gursky, Thomas Ruff ed io abbiamo acquistato un’ex centrale elettrica in Hansaallee, a Düsseldorf.
Piero Bisazza - “Chronostasis” è il titolo originale di questa collezione di opere. Le fotografie sono state scattate in Turchia nel 2017 e nel 2019. Come è nato questo progetto? Come ha organizzato la selezione dei siti archeologici in cui ha lavorato?
Axel Hütte - Ahmet Kocabiyik, il fondatore di Borusan Contemporary a Istanbul, acquistò alcune delle mie opere dalla galleria Nikolaus Ruzicska a Salisburgo. Ahmet ebbe l’idea di invitarmi in Turchia per visitare 4 siti archeologici. Alla fine, fui così affascinato da quei luoghi che ne visitai non 4, ma almeno 15, realizzando una selezione di vedute stampata con diverse tecniche.
Filippo Maggia - Osservando il suo percorso artistico, sembra che lei abbia iniziato con l’architettura urbana, poi esplorato il paesaggio naturale, e dalla natura sia tornato alla città. Tuttavia, l’antico ha sempre esercitato su di lei un fascino particolare; la sua ricerca sul Barocco è in corso da diversi anni, e con questo lavoro si è avventurato anche nell’archeologia. Ricordo che già nel 2012, in occasione del lavoro realizzato a Venezia per la Fondazione Bevilacqua La Masa, parte delle fotografie fu stampata su vetro, con un effetto che ricordava i dagherrotipi della metà del XIX secolo. Quando ha iniziato esattamente a utilizzare questo processo di stampa, e cosa la porta a sceglierlo per alcune opere e non per altre?
Axel Hütte - Fin dall’inizio sono stato interessato a viaggiare per il mondo e sono sempre stato curioso di accettare sfide. Più di 20 anni fa visitai un laboratorio che produceva dagherrotipi, poiché mi piaceva come le immagini cambiavano guardandole da diverse angolazioni. Tuttavia, la tecnica originale è possibile solo per piccole dimensioni. Anni dopo ebbi l’idea di simulare il dagherrotipo stampando su vetro, che veniva poi posizionato davanti a uno specchio e successivamente su acciaio inossidabile lucido. Ora era possibile produrre immagini di grandi dimensioni fino a 165 x 250 cm. Utilizzai questa tecnica per la prima volta per la serie sui palazzi veneziani.
La luce che inondava lo spazio diventava argentea e la magia delle stanze veniva in qualche modo duplicata. La mia serie “Fantasmi e Realtà” ne è il risultato. Lavoro sempre per diversi anni su un argomento e talvolta su due diversi temi allo stesso tempo. Per ogni tema cerco una soluzione che gli si adatti al meglio, ed è un processo che si può definire per tentativi ed errori. L’illuminazione delle fotografie dei palazzi e la luce specifica nelle cattedrali o nei palazzi barocchi sono meglio presentate utilizzando la combinazione di stampe su vetro e specchi in acciaio inossidabile.